La spettacolarità interiore di Aida
di Andrea Malvano
Opera politica, opera da camera: due letture convergenti di Aida
di Antonio Rostagno
L’Egitto antico e l’Italia dall’Unità ad oggi
di Alessandro Roccati
Verdi il progressivo
di Alberto Bosco
Un’opera vibrante di contrasti. Intervista a William Friedkin
a cura di Guido Andruetto
Michele Gamba: «Un’Aida antiretorica, alla ricerca delle fondamenta di Verdi»
a cura di Roberta Pedrotti
Argomento
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Le prime rappresentazioni
Libretto digitale
La spettacolarità interiore di «Aida»
di Andrea Malvano
Il Verdi che componeva Aida era un’autorità nazionale. Da Senatore del Regno (1861-1865) aveva contribuito attivamente a “fare gli italiani”; nel 1868 aveva patrocinato il grandioso omaggio nazionale alla memoria di Rossini; era il musicista più pagato del tempo; e poteva permettersi di rifiutare decorazioni prestigiose (nel 1868 la nomina a Commendatore della Corona d’Italia), giusto per togliersi qualche sassolino dalla scarpa con le istituzioni. Insomma Verdi, alle soglie dei sessant’anni, poteva pensare solo alla sua musica, senza preoccuparsi di scendere a compromessi...
Opera politica, opera da camera: due letture convergenti di «Aida»
di Antonio Rostagno
Aida è l’opera dell’Arena fin dal monumentale ed esotico allestimento di Ettore Fagiuoli del 1913, ma è anche l’opera “da camera” realizzata da Zeffirelli al teatrino di Busseto nel 2001 (significativamente, i due centenari di Verdi). Le due letture, legittime entrambe, focalizzano l’attenzione su qualità diverse, che coesistono nella medesima partitura. Da un lato Aida è l’opera delle grandi masse, della spettacolarità, dell’esotismo. Tale monumentalità non è affatto un’esteriore ostentazione spettacolare: le grandi architetture egizie o le imponenti scene rituali e militari rappresentano la ieratica e opprimente presenza di un potere totalitario, davanti a cui ogni individualità scompare...
L’Egitto antico e l’Italia dall’Unità ad oggi
di Alessandro Roccati
Nel 1869 fu inaugurato il Canale di Suez, e per la spettacolare cerimonia giunsero da tutta Europa insigni studiosi, come Richard Lepsius che un quarto di secolo prima aveva guidato la prima spedizione scientifica fino alla confluenza dei due Nili (1842-1845). E poco innanzi l’egittologo berlinese era stato a Torino, dove aveva preparato, tra altri studi, la prima edizione “scientifica” del Libro dei Morti su un esemplare del Museo Egizio (1842), stabilendo la numerazione progressiva tuttora in uso delle formule. Lo scavo del Canale, immaginato fin dalla spedizione napoleonica in Egitto e finalmente attuato da Ferdinand de Lesseps, era durato dieci anni, riprendendo un progetto di Luigi de Negrelli (1799-1858), ingegnere ferroviario del Trentino austroungarico...
Verdi il progressivo
di Alberto Bosco
Quanta gente ancora crede che Giuseppe Verdi sia nato in una famiglia di contadini? Chissà, certo è che di tutti i miti che nei secoli, in particolare nel XIX, si sono sovrapposti alla figura storica di questo compositore, quello delle sue origini contadine è il più rivelatore e da lì si può partire per tracciarne un ritratto. Tecnicamente parlando, Verdi, contadino non lo nacque, ma lo diventò. Era, infatti, nato in una frazione di Busseto che si chiama Roncole – e forse l’assonanza con roncola, attrezzo contadinesco, può aver influito sulla nascita della leggenda – ma suo padre era un oste, sua madre una filatrice e la sua educazione fu borghese...
Un’opera vibrante di contrasti. Intervista a William Friedkin
a cura di Guido Andruetto
Muove le mani nell’aria, come un direttore d’orchestra. Alle sue spalle, una tapparella non del tutto abbassata lascia filtrare da una grande finestra la luce del sole infuocato d’agosto a Los Angeles. William Friedkin ha appena riguardato sul suo tablet, forse per l’ennesima volta essendo un inguaribile perfezionista, la registrazione video dell’Aida di Giuseppe Verdi che «ho avuto il privilegio di mettere in scena nel 2005 al Teatro Regio» – ricorda con piacere il regista premio Oscar, uno degli esponenti di punta della “New Hollywood” degli anni Settanta e autore di capolavori del genere poliziesco e horror come Il braccio violento della legge e L’esorcista.
«Tuttora, nel rivederla – aggiunge – la trovo molto coinvolgente, fu un grande spettacolo, non cambierei nulla oggi»...
Michele Gamba: «Un’Aida antiretorica, alla ricerca delle fondamenta di Verdi»
a cura di Roberta Pedrotti
Michele Gamba, milanese, compositore, pianista e direttore, già assistente di Pappano e Barenboim, ha fatto il suo debutto alla Scala con una rocambolesca sostituzione nei Due Foscari dell’indisposto Michele Mariotti. Era il 2016 e nel 2018 arrivava al Regio di Torino con L’elisir d’amore. Dopo cinque anni segnati da immani difficoltà per il mondo non solo della musica e del teatro, torna nella sala disegnata da Carlo Mollino con Aida...
Argomento
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Aida è l’ultima opera di Verdi “a numeri chiusi”, ossia concepita come una successione di brani formalmente autonomi, e come tali esplicitamente individuati in partitura. D’altra parte, per quanto nell’opera italiana dell’Ottocento le convenzioni formali fossero sentite come vincolanti, librettisti e compositori manifestavano nei confronti della nomenclatura formale un misto di disinvoltura e di indifferenza. Perciò l’articolazione di Aida in numeri si può trovare indicata in maniera diversa in varie edizioni del lavoro...