Le dirò con due parole...
a cura di Andrea Malvano
Ripensare un classico
di Saverio Lamacchia
Figaro versus Don Bartolo:
un cerusico contro un vero dottore
di Giulia Vannoni
Il Barbiere di Beaumarchais
di Lionello Sozzi
Argomento - Argument - Synopsis
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Le prime rappresentazioni e l’opera a Torino
Libretto
Le dirò con due parole...
a cura di Andrea Malvano
La prima del Barbiere di Siviglia fu un memorabile fiasco. Il teatro era l’Argentina di Roma, la data il 20 febbraio 1816. La rappresentazione fu continuamente disturbata dai fischi del pubblico. Per Rossini, tutto sommato, non era una novità: molte delle sue precedenti fatiche non avevano convinto i contemporanei. Ma il caso del Barbiere era diverso. Quel soggetto, tratto dalla celebre trilogia di Beaumarchais, era stato già sfruttato con enorme successo da Giovanni Paisiello nel 1782: riprenderlo sarebbe stato un rischio per chiunque, figuriamoci per un compositore che non era ancora riuscito a lasciare un segno davvero incisivo nella cultura musicale del suo tempo. Non a caso lo stesso Rossini aveva deciso di cautelarsi utilizzando un titolo diverso (la prima locandina, poi rivista, annunciava Almaviva, o sia l’inutile precauzione) e facendo scrivere un Avvertimento al pubblico, da allegare al libretto firmato da Cesare Sterbini, che suonava come un’imbarazzata excusatio non petita:
Il tanto celebre Paisiello ha già trattato questo soggetto sotto il titolo primitivo. Chiamato ad assumere il medesimo difficile incarico, il signor maestro Rossini, onde non incorrere nella taccia di una temeraria rivalità con l’immortale autore che lo ha preceduto, ha espressamente richiesto che il Barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato, e che vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali...
Ripensare un classico
di Saverio Lamacchia
Delle tante risposte alla domanda «perché leggere i classici», elencate da Italo Calvino in uno scritto famoso, molte si possono estendere anche al Barbiere di Siviglia di Rossini. Una, forse, più delle altre:
I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti!1
La considerazione di Calvino, nel caso del Barbiere di Siviglia, si può intendere anche in un senso radicale. Per quanto possa sembrare sorprendente, credo che il capolavoro di Rossini, da sempre popolarissimo – mai fuoriuscito dai cartelloni teatrali di tutto il mondo da quando è nato sino ad oggi –, sia stato radicalmente frainteso, e che continui a esserlo anche in piena Rossini renaissance. Credo cioè che ci sia una differenza sostanziale tra Almaviva, o sia L’inutile precauzione (l’opera come andò in scena la prima volta al Teatro Argentina di Roma nel carnevale 1816: tale è il titolo del libretto originale) e Il barbiere di Siviglia (l’opera come si è sedimentata nella recezione nei quasi duecento anni successivi)...
Figaro versus Don Bartolo: un cerusico contro un vero dottore
di Giulia Vannoni
Da un lato medici di formazione accademica, poco avvezzi agli aspetti pratici della loro professione; dall’altro barbieri-cerusici dotati soprattutto di abilità manuale che, fra un salasso e un clistere, surrogavano funzioni oggi di competenza dei chirurghi. Solo a inizio Ottocento la secolare convivenza fra le due categorie professionali ha ceduto il posto a un nuovo profilo di dottore, che unificava i ruoli del medico e del chirurgo eliminando cerusici e barbieri dall’orizzonte della medicina: tale dualismo, dunque, cominciava a essere fuori tempo massimo sul finire del 1815, quando Cesare Sterbini si accingeva a stendere il testo del Barbiere di Siviglia per Rossini. Eppure librettista e compositore preferirono rifarsi all’antico immaginario collettivo del barbiere con mansioni da chirurgo: uno stereotipo ormai superato, utile però a delineare l’ambientazione tardosettecentesca e, soprattutto, a far scaturire scintillanti meccanismi comici...
Il Barbiere di Beaumarchais
di Lionello Sozzi
Una commedia sulla “gelosia”
Le Barbier de Séville, ou La Précaution inutile, commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais ricavata da un suo precedente opéra-comique, fu portata per la prima volta sulla scena del Théâtre Français, senza grande fortuna, il 23 febbraio 1775; il successo arrise alla pièce tre giorni dopo, quando l’autore l’ebbe opportunamente riveduta e corretta, riducendola tra l’altro da cinque a quattro atti: uno studioso inglese, E. J. Arnould, ha analizzato dottamente la genesi del testo e tutte le minute trasformazioni che esso allora subì, anche sul piano dell’intreccio. Della trama però parleremo dopo: non è lì che risiede l’interesse dell’opera. Colpisce, invece, sin dalla prima lettura, la sua tessitura metaforica e simbolica.
Un’immagine, e la parola che la racchiude, predominano in quel tessuto espressivo: la “gelosia”, infatti, è al centro della commedia, non solo nel senso ovvio che tutto in essa dipende, oltre che dall’amore del Conte per Rosina, dal sentimento tormentoso di Bartolo, il tutore, che vorrebbe la giovane e non può averla...
Argomento - Argument - Synopsis
Struttura dell'opera e organico strumentale
di Enrico Maria Ferrando
Unanimemente ritenuto il vertice del teatro comico di Rossini e, insieme, del genere stesso dell’opera buffa – considerando come un caso a parte gli esempi mozartiani – Il barbiere di Siviglia ne presenta i tratti stilistici e strutturali al vertice delle loro potenzialità. Così troviamo la caratteristica separazione tra recitativi e numeri musicali veri e propri, anche se tale distinzione non comporta anche una separazione dei momenti di sviluppo drammatico da quelli di pura espressione lirica, e anzi la maggior parte dei numeri musicali, incluse le arie individuali, hanno uno spiccato carattere drammatico, interagendo in misura più o meno marcata con lo svolgimento dell’azione: esemplari, in questo senso, l’aria “della lezione” [n. 11] e il frammento di arietta accennato da don Bartolo [n. 12] che si inseriscono nello svolgimento dell’azione con un gusto da musica “al quadrato” ante litteram. Quanto ai recitativi, si tratta quasi esclusivamente di recitativi “secchi”, cioè intonati, con uno stile di canto sillabico e un andamento ritmico simile a quello del parlato, sul solo sostegno del basso continuo...