64 pagine
7 tavole a colori
12 tavole in b/n
Un incontro fuori dall’ordinario
di Jean Rouaud
Note sulle scene
di Ernest Pignon-Ernest
La bisbetica resta indomata
di Marinella Guatterini
Šostakovič, un ritratto
di Alberto Bosco
Jean-Christophe Maillot
Les Ballets de Monte-Carlo
Argomento
Struttura musicale e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Un incontro fuori dall’ordinario
di Jean Rouaud
Invece di fare della Bisbetica domata una sorta di manuale dell’ego machista – ovvero “come domare una donna scontrosa” – si è preferito mettere in scena l’incontro al vertice tra due forti personalità che alla fine si riconoscono l’una nell’altra. Il lato asociale e ingestibile deriva in primo luogo dalle loro solitudini, dovute alle loro personalità incompatibili con il genere umano ordinario; ciò spiega i loro eccessi e l’impossibilità di trovare un uomo o una donna in linea con la loro natura. Sono due albatros in mezzo a uno stormo di passeri. Perché è un amore al di fuori delle regole. Ne è la prova il fatto che una volta concluso il matrimonio – per cui potevamo credere che Petruccio fosse interessato solo alla fortuna di suo suocero Battista – Petruccio non lascia Caterina ma la porta via con sé, anche se potrebbe accontentarsi solo di dilapidarne la dote. Prova un vero interesse per la moglie, la vera dote è la ragazza stessa...
Note sulle scene
di di Ernest Pignon-Ernest
Fervente sostenitore dell’idea che in un balletto l’opera plastica è la danza stessa, desidero che le mie proposte possano rendere la scenografia parte della coreografia, evolversi con essa fino all’ultima prova, e anche dopo, aprirsi al significato e al cuore del progetto.
Per questa Bisbetica domata ho proposto degli elementi architettonici polisemici e modulabili, dei segni plastici «coreografabili» piuttosto strutturati in modo che, in base alla loro posizione sul palco e al loro rapporto con i danzatori, potessero evocare sia uno spazio architettonico – un palazzo, una sala da ballo… – sia l’universo ostile e minaccioso del viaggio...
La bisbetica resta indomata
di Marinella Guatterini
Prima che il coreografo francese Jean-Christophe Maillot accettasse di creare, nel 2014, La Mégère apprivoisée (ovvero La bisbetica domata) per il Balletto del Teatro Bol’šoj – e dopo tre anni di riprenderla per i Ballets de Monte-Carlo, di cui dal settembre 1993 è alla testa –, il frizzante titolo shakespeariano (nascita incerta: tra il 1584 e 1594) era caduto, coreograficamente parlando, nel dimenticatoio. Unico riferimento, il prezioso monumento creato da John Cranko per il Balletto di Stoccarda1: esportato e promosso anche dall’ensemble della Scala, ma solo sino ai primi anni duemila. Tanta reticenza si deve forse al “machismo” della trama. Caterina Minola da Padova, spigolosa e sexy, è linguacciuta, dispettosa, collerica, ma verrà “domata” dal veronese Petruccio a suon di digiuno, frusta, e sermoni sulla continenza…
Šostakovič, un ritratto
di Alberto Bosco
Almeno da noi, cioè fuori dall’area sovietica, la percezione del posto occupato da Dmitrij Šostakovič nel panorama della musica del Novecento ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli anni. Considerato quando era in vita come un compositore di regime, legato volente o nolente a direttive di partito e quindi impossibilitato a esprimersi altrimenti che in uno stile musicale provinciale e passatista, Šostakovič divenne a partire dagli anni Ottanta esattamente l’opposto: un musicista dissidente, eroico nella sua opposizione allo stalinismo e alle follie della politica, un autore che prendendo su di sé le sofferenze dei suoi compatrioti era stato capace di dotare la sua musica di messaggi nascosti di rivolta e resistenza, condivisi tacitamente da un pubblico connivente e partecipe. Oggi, grazie alla conoscenza di documenti concreti, a una maggiore dimestichezza con tutta la sua musica e allo smascheramento di certe testimonianze date troppo frettolosamente per autentiche, si ha di lui una visione più sfumata e realistica...
Jean-Christophe Maillot
Rosella Hightower amava dire del suo allievo Jean-Christophe Maillot che riuniva in sé gli opposti. Effettivamente, per l’attuale coreografo direttore dei Ballets de Monte-Carlo la danza lambisce il teatro, entra in pista sotto un tendone, si evolve in mezzo alle arti plastiche, si nutre di partiture molto diverse tra loro ed esplora tutte le forme letterarie... Il suo repertorio di 80 balletti (dei quali 40 creati a Monaco) attinge al mondo delle arti in senso lato e ogni balletto è un quaderno di schizzi che alimenta il balletto successivo. Jean-Christophe Maillot ha così creato in 36 anni un insieme di coreografie, dai grandi balletti narrativi a forme più brevi, nel quale i molteplici legami riflettono un’opera che rimarrà nel tempo proprio per la sua diversità. Non classico, non contemporaneo, ma nemmeno tra i due, Jean-Christophe Maillot si rifiuta di appartenere a uno stile e concepisce la danza come un dialogo nel quale la tradizione sulle punte e l’avanguardia smettono di escludersi a vicenda...
Les Ballets de Monte-Carlo
L’origine della danza a Monaco: Les Ballets Russes
Il 1909 segna l’inizio dell’approdo dell’arte coreografica a Monaco: Sergej Djagilev presenta per la prima volta a Parigi i suoi Ballets Russes, che di lì a poco stabiliscono a Monte-Carlo il loro atelier creativo per vent’anni. Con l’insediamento nel Principato, Djagilev riforma il balletto in tutte le sue forme. Alla sua morte nel 1929, la Compagnia viene sciolta. Diverse personalità e coreografi la fanno rinascere con nomi diversi per poi scomparire definitivamente nel 1951.
La nascita dell’attuale Compagnia dei Ballets de Monte-Carlo
Nel 1985 la Compagnia dei Ballets de Monte-Carlo nasce grazie a S.A.R. la Principessa di Hannover, che auspica il rinnovo di questa tradizione della danza a Monaco. La nuova compagnia è diretta da Ghislaine Thesmar e Pierre Lacotte, poi da Jean-Yves Esquerre...
Argomento
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
La musica di La bisbetica domata è un collage di pagine di Dmitrij Šostakovič: la scelta di questo autore – unitamente al soggetto shakespeariano e all’impianto narrativo – rimanda inequivocabilmente al mondo del balletto sovietico; la struttura musicale del lavoro è dunque subordinata a quella della trama, e la riflette in modo trasparente in una successione di brani autonomi dalla forte caratterizzazione, tale da rendere manifesta la corrispondenza tra contenuto musicale e nesso drammatico. Dei 25 numeri musicali (in partitura non portano un titolo: li abbiamo identificati attraverso le indicazioni agogiche), 19 sono tratti da composizioni per il cinema. Sulle possibili ragioni di questa scelta da parte di Jean-Christophe Maillot rimandiamo al saggio di Marinella Guatterini incluso in questo volume (in particolare a p. 23). È interessante, tuttavia, osservare che la musica per il cinema ebbe un ruolo non secondario nell’attività di Šostakovič...