112 pagine
6 tavole a colori
15 tavole in b/n
Le dirò con due parole...
a cura di Andrea Malvano
Il mito del Nabucco di Verdi:
significati, interpretazioni, fraintendimenti
di Antonio Rostagno
Abigaille, prole di schiavi sacrilega
di Sonia Arienta
Un ritratto
di Alberto Bosco
Riflessioni per la regia di Nabucco
di Andrea Cigni
Argomento - Argument - Synopsis - Handlung
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
Le prime rappresentazioni e l’opera al Regio
Libretto
Le dirò con due parole...
a cura di Andrea Malvano
All’inizio degli anni Quaranta dell’Ottocento Giuseppe Verdi stava attraversando un periodo davvero disperato, nella vita come nella professione. Alla morte dei due figlioletti (deceduti senza nemmeno raggiungere i due anni di età), si era aggiunta l’improvvisa scomparsa della moglie Margherita Barezzi; ma lo spettacolo doveva continuare, i contratti andavano onorati, e il Teatro alla Scala si aspettava una nuova opera, dopo il memorabile fiasco di Un giorno di regno del settembre 1840. Solo la fiamma di una nuova passione poteva riaccendere quel compositore stanco, che alle soglie dei trent’anni aveva già vissuto i dolori di un’intera vita...
Il mito del Nabucco di Verdi:
significati, interpretazioni, fraintendimenti
di Antonio Rostagno
1. Il Nabucco e le sue vite
Il Nabucodonosor – immediatamente ribattezzato Nabucco già nelle recensioni della première, per esempio nel giornale «La moda» del 10 marzo 1842 – è un’opera che tutti pensano di conoscere. Ma se ne conosce realmente l’intreccio, complicato anche dal linguaggio non sempre comprensibile (a volte quasi assurdo) del libretto di Temistocle Solera? E davvero se ne conosce la musica, l’architettura complessiva, al di là di qualche melodia famosa? Stupirà forse sapere che ad oggi non esista neppure uno studio sistematico sul Nabucco, e che l’opera sia stata registrata (soprattutto in video) assai più raramente delle altre maggiori di Verdi. Il fatto è che portare in scena oggi Nabucco è assai più complesso di quanto sembri, perché l’opera ha vissuto molte vite, ha assunto significati anche molto diversi dalle originali intenzioni di Verdi e di Solera...
Abigaille, prole di schiavi sacrilega
di Sonia Arienta
Nel Nabucco di Verdi il sovrano assiro si presenta in scena apparentemente da despota e guerriero: espugna il tempio di Gerusalemme, lo devasta. Ma nel e dal punto mediano dell’opera – il momento drammaturgicamente critico della “complicazione” – è messo alla prova dalla divinità “nemica” e rivela tutta la sua fragilità. Non appena disconosce Jehovah, in quanto egli stesso si proclama dio, è colpito dal fulmine, segno della collera celeste che lo rende folle e lo priva del trono. Più tardi, prigioniero nelle sue stanze, il dolore per la condanna a morte che incombe sulla figlia Fenena, già convertitasi, e sugli Ebrei, lo spinge a pentirsi per l’arroganza e l’orgoglio. Riconosciuta la superiorità del dio ebraico, si converte alla nuova religione e in premio riottiene senno e trono. Alla fine, nell’eseguire gli “ordini” della divinità ebraica, obbliga i sudditi ad accogliere la nuova fede...
Un ritratto
di Alberto Bosco
Quanta gente ancora crede che Giuseppe Verdi sia nato in una famiglia di contadini? Chissà, certo è che di tutti i miti che nei secoli, in particolare nel XIX, si sono sovrapposti alla figura storica di questo compositore, quello delle sue origini contadine è il più rivelatore e da lì si può partire per tracciarne un ritratto. Tecnicamente parlando, Verdi, contadino non lo nacque, ma lo diventò. Era, infatti, nato in una frazione di Busseto che si chiama Roncole – e forse l’assonanza con roncola, attrezzo contadinesco, può aver influito sulla nascita della leggenda – ma suo padre era un oste, sua madre una filatrice e la sua educazione fu borghese. In più, i genitori furono abbastanza aperti da non ostacolare la vocazione del figlio che, seppur instradato un po’ tardi a quella carriera e non aiutato da un talento eccezionalmente spiccato, era quanto mai ostinato a fare di sé un musicista...
Riflessioni per la regia di Nabucco
di Andrea Cigni
Nel tornare a “leggere” Nabucco, ascoltarne la musica, riflettere sul senso dell’opera, non è l’aspetto monumentale che mi colpisce, né tanto meno il carattere risorgimentale che le è stato attribuito, e meno che mai il contrasto tra due popoli – ormai sempre più tradotto nella rappresentazione con ebrei e nazisti, con oppressi e oppressori, con profughi e scafisti. Mi sono domandato se per raccontare un’opera ormai non si possa far altro che affidarci alle notizie dei telegiornali che ogni sera vediamo alla televisione o, nella migliore delle ipotesi, ai libri di storia moderna e contemporanea, traducendo tutto in un lavoro che rischia di restare, a mio parere, troppo in superficie rispetto agli stimoli drammaturgici ben più accattivanti procurati da questo capolavoro. Rispetto alle fonti, e di conseguenza al dramma musicale...
Argomento - Argument - Synopsis - Handlung
Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando
La terza opera di Verdi – quella che consacrò il giovane compositore come maestro di prima grandezza – si inserisce nelle convenzioni del primo Ottocento italiano esaltandone le potenzialità drammatiche ed espressive. Nabucco, articolata in quattro «parti» sottotitolate in partitura da versetti biblici, è dunque un’opera concepita per “numeri chiusi”: un seguito di pezzi musicali autonomi (arie, duetti, cori, pezzi d’assieme) organizzati secondo criteri di varietà e di contrasto. La forma, tanto dei singoli pezzi quanto dell’opera nel suo insieme, obbedisce ai modelli convenzionali dell’epoca: il melodramma era uno spettacolo commerciale, e il suo sistema produttivo era regolato da meccanismi rigidi...