Norma, o l’infinita variazione
di Alberto Bosco
«Ah! Ripeti, o ciel, ripeti sì lusinghieri accenti!»: così canta Adalgisa nel primo atto di Norma, e sembra che non si riferisca solo alle parole consolanti che la sacerdotessa le ha appena rivolto, ma alle melodie immortali che costellano tutta la partitura, svolte da Bellini con grande dovizia di ripetizioni...
Note di regia
di Lorenzo Amato
Credo che il repertorio belcantistico sia tra i più difficili da mettere in scena: il rischio che diventi un concerto in costume, statico e immobile è sempre dietro l’angolo. Purtroppo, a mio avviso, in molti casi Norma ha finito per diventare un’opera che, scenicamente, si è cristallizzata su questa posizione, e non credo fosse ciò che Vincenzo Bellini e Felice Romani avevano immaginato nel 1831...
Appunti per una scenografia
di Ezio Frigerio
Il luogo: nordico. La Gallia? Comunque una regione abitata da un popolo relativamente primitivo, ma con una definita tradizione culturale, un rituale tragico che accompagna i traditori fino al rogo. Un popolo che soffre dolorosamente la sottomissione a un altro popolo più evoluto e militarmente più potente...
Il tessuto diventa materia
di Franca Squarciapino
Con Lorenzo ed Ezio abbiamo deciso di collocare questa Norma fuori da un preciso contesto storico, in un luogo atemporale, di gusto nordico, quasi una gigantesca cassa armonica che si può dilatare agli spazi della fantasia così come vogliono il libretto di Felice Romani e la musica di Vincenzo Bellini...
Argomento
Le prime rappresentazioni dell’opera
Nel mondo
A Torino
Struttura dell’opera
a cura di Enrico M. Ferrando