Teatro Regio, mercoledì 23 gennaio 2019, ore 10.30
Ogni 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi di concentramento. La simbolica data rimanda al 27 gennaio del 1945, quando i primi soldati sovietici entrarono ad Auschwitz e resero pubblico l’atroce scempio perpetrato dal regime nazista.
Il Teatro Regio, che da anni partecipa alle iniziative dedicate dalla Città di Torino al Giorno della Memoria, propone mercoledì 23 gennaio alle ore 10.30 un concerto dell’Orchestra del Regio diretto dal maestro e primo violino Sergey Galaktionov.
Il concerto ci porterà in viaggio tra brani e autori che rappresentano proprio queste contaminazioni e l’apertura all’”altro” come arricchimento, mentre il filosofo teoretico e docente di filosofia della storia Carlo Sini guiderà e completerà l’ascolto con due interventi, a intervallare i brani orchestrali, intorno al tema del diverso che è in noi.
Il diverso, per il regime nazista, fu in prima battuta il non-ariano, ciò che non apparteneva al concetto propagandistico di “razza pura”; e in campo musicale uno dei più osteggiati, benché già morto (era scomparso nel 1911), non poteva che essere Gustav Mahler, ebreo, nato in un’enclave tedesca in Boemia sotto l’impero austroungarico. Mahler, di cui sentiremo l’Adagietto dalla Sinfonia n. 5 per archi e arpa (1901-1902), era uno dei “musicisti degenerati” esposto al vilipendio nella mostra della Entartete Musik del 1938, definito “farfugliante giudeo” dall’ideologo del Reich Alfred Rosenberg, e subì come Mendelssohn un oltraggio alla memoria con l’abbattimento dei monumenti a lui dedicati e il bando delle sue composizioni dalle orchestre e dai teatri sotto il regime.
Ci fu anche chi, vivente, fece un punto d’onore della sua apertura al folklore lontano e alla contaminazione artistica, arrivando a protestare per non essere stato a sua volta ritenuto “degenerato”: Béla Bartók, uno dei fondatori dell’etnomusicologia, che con le sue Danze popolari rumene (1915, che sentiremo eseguite nella versione per soli archi) diede un vivace esempio di integrazione di scale modali e forme popolari all’interno di una composizione “colta”.
Diverso è anche chi si schiera a favore di un’ideologia rifiutando la via più breve, quella di imbracciare le armi: tra questi ci fu Benjamin Britten, convinto pacifista, che per questa sua posizione rischiò l’accusa di diserzione nel 1942, e la cui giovanile e neoclassica Simple Symphony (1933) riprende, ancora una volta, forme e temi popolareggianti.
La guerra di cultura si combatté anche dal podio e dai palcoscenici, e uno degli esponenti di spicco della scena artistica ribelle fu senza dubbio l’italiano Arturo Toscanini, che dal suo volontario esilio negli Stati Uniti non smise di opporsi e di osteggiare, con grande scandalo e rabbia dei dittatori in carica, i regimi nazifascisti europei. Fu proprio Toscanini a dirigere la prima esecuzione di un’altra suggestiva pagina che verrà interpretata nel concerto, quella, celeberrima, dell’Adagio per archi (1938) di Samuel Barber.
Diverse vennero considerate anche le avanguardie e tutti i linguaggi che non rispondevano al canone e alla regola considerati rispondenti all’ordine costituito: finirono in questo gran calderone di musica proibita il jazz, l’atonalisimo, l’espressionismo. Tra i compositori vietati, anche chi ideologicamente non voleva schierarsi, come Igor Stravinskij, condannato tra i “degenerati” per il suo periodo di sperimentazione fauve, e di cui sentiremo l’Arioso del neoclassico Concerto in re per archi (1946).
Conclude il concerto la Romanza per violino e orchestra (1955) di Dmitrij Šostakovič, compositore che trascorse tutta la sua vita artistica in confronto e a tratti in conflitto con un totalitarismo, senza mai volerne fuggire e sempre sotto le mire della censura. La struggente Romanza venne scritta due anni dopo la morte di Stalin e appartiene al periodo di ufficiale riabilitazione artistica dell’autore: a simboleggiare un’apertura verso il futuro, un tempo di speranza in cui le dittature saranno un ricordo del passato e resteranno, libere per tutti, la libertà e la bellezza.
Biglietti a € 10 in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio (tel. 011.8815.241/242), presso Infopiemonte-Torinocultura e i punti vendita Vivaticket; on line su www.vivaticket.it; telefonicamente al numero 011.8815.270. Info - Tel. 011.8815.577 - www.teatroregio.torino.it. Mezz’ora prima del concerto, è prevista la vendita di biglietti ancora disponibili. Il concerto è rivolto anche agli allievi delle scuole superiori nell’ambito de La Scuola all’Opera le cui attività sono realizzate in collaborazione con Amici del Regio, Fondazione Banca Popolare di Novara e Fondazione Cosso. È possibile effettuare prenotazioni per le scuole al Tel. 011.8815.209.
Torino, 9 gennaio 2019
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